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Storia dell’automobile: l’evoluzione
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Storia dell’automobile: l’evoluzione
La storia dell'automobile come mezzo di trasporto affermatosi all'inizio del XIX secolo. Nel seguente articolo parleremo della evoluzione nel corso degli anni e come si è fondata l'automobile.

Il primo prototipo di automobile

Il primo prototipo di automobile con motore a scoppio è stata la Patent Motorwagen, soprannominata anche Velociped, il cui brevetto viene fatto risalire al 1886. L’invenzione di Karl Benz non è che il risultato di un lungo lavoro. Per dare luce a quella vettura, infatti, si sono susseguire diverse invenzioni che si sono rivelate fondamentali per l’intuizione dell’ingegnere tedesco. In particolare, la nascita dell’autovettura si deve a due eventi storici particolari: il primo riguarda la realizzazione nel 1876, da parte di Nikolaus August Otto, del primo motore a combustione interna a quattro tempi e poi, sette anni più tardi, lo stesso Benz fonderà la Benz & Cie. Il cuore pulsante della vettura è un motore a un cilindro orizzontale con una cilindrata di 577 cc e una potenza di 3⁄4 di CV a 400 giri/min. La sua struttura è formata da un telaio di tubi in acciaio, ruote a raggi metallici e sospensioni a balestra. I freni erano molto simili a quelli al tempo utilizzati per le carrozze e i cavalli e la trasmissione è a cinghia e catene. La grande popolarità della Patent Motorwagen arrivò circa due anni dopo essere stata presentata nel 1888 e fu opera della moglie di Karl Benz, Bertha, e dei figli Eugen e Richard che guidarono la vettura a Mannheim per un tragitto di quasi 90 km

Il Novecento: inizio delle auto a benzina

Nel 1910 fu inventato, da Charles Franklin Kettering per la Cadillac, l'avviamento elettrico: tra l'altro, con il progressivo aumento del numero dei cilindri, all'epoca diventava sempre più pericoloso accendere il motore manualmente girando l'apposita manovella. Prosegue il nostro viaggio nella storia dell'automobile alla scoperta dei modelli che, con le loro innovazioni, hanno cambiato per sempre il nostro modo di intendere, progettare e utilizzare un’automobile. Dopo aver passato in rassegna le autovetture più innovative dalla nascita al 1920 compreso, in questa seconda puntata ripercorreremo i traguardi raggiunti dal progresso tecnologico e dalla tecnica automobilistica a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento. La prima con le luci di retromarcia (1922). L’invenzione oggi può apparire banale, ma all’alba degli anni ’20 ebbe un peso specifico decisivo nel miglioramento della sicurezza di automobilisti e pedoni. Fu un ex dipendente della Ford, Childe Harold Wills (1878-1940), ad avere l’idea. Con la faraonica liquidazione ottenuta dal colosso di Detroit, Will cominciò a costruire automobili in proprio. Stanco di vedere poco o nulla nelle manovre di retromarcia al buio, piazzò in coda alla sua lussuosa A-68 Roadster V8 una luce che si accendeva ogni volta che veniva inserita la retro. La prima con i cerchi in lega (1924). Il primato spetta alla Bugatti Tipo 35, che grazie ai suoi leggerissimi cerchioni in alluminio era più leggera e maneggevole della stragrande maggioranza delle auto da corsa dell’epoca. La prima con la radio (1929). Mentre alla metà degli anni ’30 non più di un italiano su cento possedeva una radio in casa, alla fine del decennio sulle vetture americane l’autoradio era un accessorio quasi scontato. La prima vettura a uscire di fabbrica con la radio a bordo fu un modello inglese costruito dalla Crossley, nel 1933. Tuttavia, già quattro anni prima nelle concessionarie d’oltreoceano le Cadillac La Salle potevano essere equipaggiate con un apparecchio radiofonico marchiato Delco-Remy.

Storia dell'automobile: verso il 60'

Ci avviciniamo sempre di più all'epoca moderna, in questo decennio troviamo auto come la raffinata Maserati 5000 GT, dotata di un 4.9 cc V8 derivato dalle gare e adattato per l’utilizzo stradale, che in quel periodo era la vettura più ambita dai miliardari.

Ferrati 250 GTO, ancora oggi tra le vetture più amate e sognate di tutti i tempi; progettata da Giotto Bizzarrini per le gare, è stata prodotta in meno di 40 esemplari e sfrutta un motore 3.0 V12 da circa 300 cavalli che deriva direttamente da quello della 250 Testa Rossa. Incredibile a dirsi, ancora più rara è la sua evoluzione, cioè la GTO/64. La AC Cobra 289, nata nel 1962, è l’auto del brand più amata in assoluto, con un equilibrato 4.7 V8 Ford facile da guidare e adatto “a tutti”: si tratta di un’auto tanto amata quanto dalla carriera “tormentata”, ma dopo tante modifiche è commercializzata ancora oggi, nonostante tutti i passaggi di proprietà del marchio britannico. Non tutti hanno avuto la fortuna di vivere di persona i favolosi anni ’60, ma chiunque abbia sentito almeno una volta i racconti dei genitori o dei nonni avrà potuto percepire la magia di quel periodo: questa passione attraversava qualsiasi campo, dal cinema, alla musica, alla cultura, comprendendo anche l’automobilismo, che in quegli anni ha vissuto una delle sue epoche d’oro. Le auto degli anni ’60 sono infatti molto spesso belle e piene di fascino, destinate a fare la storia nel corso dei decenni che passano: non serve essere particolarmente esperti, infatti, per riconoscerne quasi a prima le linee morbide, filanti ed eleganti. Nello specifico, alcuni tra questi modelli hanno riscosso un successo crescente, arrivando ad essere ancora famose anche ai giorni nostri, entrando direttamente nel mito e negli obiettivi dei collezionisti più facoltosi.

Le prime auto degli anni 2000

Nel 2003 arrivano la Cabrio, unica variante di carrozzeria della prima generazione, e il primo motore Diesel, un 1.4 da 75 fornito da Toyota solo perché tra i molti sul mercato è l’unico che riesce a stare nello stretto cofano con modifiche limitate. La seconda giovinezza non è senza difetti, soprattutto i motori e quelli sovralimentati in particolare, danno qualche problema e il prezzo non è popolare (14.500 euro per la One, oltre 17.000 per la Cooper). Le generazioni successive, datate 2007 e 2014 vedranno una crescita sia dimensionale sia dell’offerta, arrivando a contare anche varianti wagon, coupé, roadster, suv e suv-coupé (Countryman e Paceman) e anche una 5 porte a passo allungato. Senza contare l’elettrica che arriva, dopo qualche esperimento, alle soglie del terzo decennio, il modello elettrico. Sempre nei primi anni del 2000 arriva l’auto che ha il compito di riportare in auge il marchio Bugatti, acquisito nel ’98 da Volkswagen che decide di fargli riconquistare ad ogni costo il record mondiale di velocità, creando una supercar esclusiva capace di sfondare il muro dei 400 km/h. Lo spunto arriva dall’ultimo dei vari prototipi elaborati negli anni dall’Italdesign di Giugiaro, che dopo berline e granturismo dalle forme classicheggianti e suggestive, nel ’99 ha proposto la 118 Chiron, una due posti bassa e profilata con motore posteriore a 18 cilindri divisi in tre bancate. Il progetto evolve nella 16.4 Veyron, presentata ancora come concept  nel 2001 e stavolta opera del centro stile Volkswagen. Il motore diventa un 16 cilindri con disposizione a W (architettura usata anche per motori “di serie” a 8 e 12 cilindri), 8 litri di cilindrata, 4 turbo e ben 1.001 CV scaricati tramite un cambio doppia frizione a 7 rapporti e la trazione integrale.

Tesla Model S

Tre motori e 1.100 CV. Come già fatto in precedenza con la modalità di guida Ludicrous, la Tesla ha voluto citare nuovamente il film Space Balls di Mel Brooks, una delle pellicole culto di Elon Musk, battezzando la nuova variante con il nome "Plaid", vale a dire la velocità superiore alla "Ludicrous". E viste le prestazioni dichiarate, la berlina si è meritata questo appellativo. Con oltre 1.100 CV di potenza il nuovo powertrain Tri-Motor All Wheel Drive permetterà all'ammiraglia di Palo Alto di scattare da 0 a 96 km/h in meno di due secondi e di toccare una velocità massima di 320 km/h. Secondo la Tesla, la variante a tre motori sarà l'auto di serie più veloce di sempre nel quarto di miglio: per completare i 400 metri da fermo la Plaid impiegherà meno di nove secondi. Nonostante queste performance l'autonomia sarà superiore alle 520 miglia, equivalenti a 837 km. L'idea della Model S nasce dalla volontà dell'azienda di creare la prima berlina con motore elettrico alimentata esclusivamente tramite batterie ricaricabili destinata a una produzione in serie. Ciò ha reso progettisti e designer liberi dai vincoli imposti da motore termico, organi di trasmissione e di scarico nel loro lavoro. Nasce così una piattaforma all'epoca inedita, costituita da una batteria sottile ma larga quanto l'auto, posta tra i due assi. Il motore elettrico è poco voluminoso e posizionato sull'asse posteriore. Questo design garantisce all'auto stabilità abbassando notevolmente il baricentro, oltre a donare maggiore volume all'abitacolo e al bagagliaio rispetto a un'auto con motore termico.       Mattia Capasso  3F                                                                                                                                                             04/04/23